Progetto SIPED

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Durata: Dicembre 2007 - Maggio 2009

INDAGINE DI RICONOSCIMENTO DELLE PROFESSIONI FORMATIVE
Attraverso la metodologia della ricerca intervento, il Progetto intende indagare sulla specificità e sull’articolazione della filiera delle professioni formative definita attraverso le “core competences” e attivare un’azione strategica coordinata sul piano scientifico, professionale e politico per il riconoscimento di tali professioni nel quadro europeo.

OBIETTIVO E METODOLOGIA DEL PROGETTO
Attraverso la metodologia della ricerca intervento il Progetto intende indagare sulla specificità e sull’articolazione della filiera delle professioni formative definita attraverso le Core Competences e attivare un’azione strategica coordinata sul piano scientifico, professionale e politico per il riconoscimento di tali professioni nel quadro europeo.

GRUPPO DI RICERCA “FORMAZIONE AZIENDALE”
ALESSANDRINI GIUDITTA
Professore ordinario di Pedagogia sociale, Pedagogia del lavoro, Gestione delle risorse umane – Roma TRE
BUCCOLO MARIA
Dottore di ricerca – Università degli Studi di Firenze
PIGNALBERI CLAUDIO
Collaboratore di ricerca – Roma TRE


LE MOTIVAZIONI: LE MOLTE RAGIONI
Le ragioni politiche
Nell’attuale Società europea della conoscenza avanzata, inclusiva e sostenibile, tra i Knowledge Workers una posizione centrale vengono ad assumere le professioni che lavorano sul capitale umano, come quelle che si occupano dello sviluppo del processo formativo.

Le ragioni scientifiche
All’interno delle scienze umane, e dell’educazione in particolare, la più aggiornata disciplina pedagogica dispone del sapere specifico per fondare e alimentare tali professioni.

Le ragioni formative e professionali
All’interno dell’architettura europea della formazione universitaria, nel nostro Paese vengono preparati, ai tre livelli dei corsi di studio, operatori di tali professioni. Anche il sistema della formazione professionale si occupa dei primi livelli di tali professioni.
Di qui la necessità di rendere organica e coerente la filiera professionale di tali operatori
nel quadro europeo dei cinque livelli lavorativi e la corrispondente formazione universitaria e professionale.

Le ragioni lavorative e associative
La debole codificazione deontologica, la molteplicità di associazioni con profili lavorativi disorganici tra di loro e il mancato pieno riconoscimento di tali professioni costituiscono un grave danno alla loro regolamentazione e affermazione nazionale ed europea per rispondere alle ragioni precedenti.


IL PROBLEMA: la specificità e l’articolazione delle “professioni formative”
La specificità professionale
Nella lingua e nella cultura italiana la molteplicità dei termini utilizzati per definire tali professioni o per negarle, distribuendone le competenze in altre professioni, costituisce un indubbio punto di debolezza per il loro riconoscimento e affermazione, che può essere superato soltanto se si costruisce una specificità professionale scienficamente fondata e socialmente e politicamente condivisa.
L’espressione qualificante e unitaria che qui si adotta, attorno a cui riconoscere la base scientifica e costruire la specificità dell’azione nel lavoro, è “Professioni formative”: si assume lo sviluppo del “processo formativo personale” come denominatore comune e obiettivo riconosciuto dell’agire di tali professioni che, dunque, in qualunque sede e modo vengano esercitate condividono nel profilo le Core Competences richieste allo scopo.

L’articolazione della specificità professionale
L’ampio spettro degli ambiti di azione di tali professioni costituisce indubbiamente una ricchezza ed un ulteriore motivo della loro differenziazione; questa, da una parte, pone l’esigenza di un ampio e diversificato ventaglio di competenze dei molti operatori implicati e, dall’altra, richiede la collocazione del ventaglio all’interno delle Core Competences comuni a tutta la filiera professionale, anche se a livelli operativi diversi.


IL QUADRO TEORICO: contributi disciplinari e sintesi pedagogica
Le scienze dell’educazione
Con la progressiva articolazione delle scienze umane e sociali contemporanee e con l’approfondimento delle loro parentele con le scienze naturali e biologiche, le scienze dell’educazione sono diventate un’enciclopedia di saperi disciplinari sempre più vasta che portano ad un profondo e microscopico smontaggio dei processi formativi fino a farne perdere il carattere unitario che hanno in ogni essere umano.

L’integrazione pedagogica
La possibilità di ricomposizione dell’unitarietà dei processi formativi in ogni essere umano è la condizione della sintesi pedagogica e della specificità professionale della filiera. E’ nella riconduzione unitaria della teoria del processo formativo del soggetto e della pratica del suo sviluppo che si alimenta la giustificazione scientifica e la deontologia professionale di questo comparto del lavoro attorno alla realizzazione del potenziale umano.

L’INDAGINE NAZIONALE ED EUROPEA: quali professioni con quale profilo pedagogico per quale lavoro
I FOCUS
L’indagine, che si prevede di realizzare in un biennio ma con possibili slittamenti ad un terzo anno in presenza di difficoltà operative, si occupa della situazione italiana, ma nello scenario dell’Unione Europea e della sua Commissione.
Essa è centrata su tre focus interconnessi:
• la filiera professionale;
• il profilo delle Core Competences pedagogiche e dell’articolazione delle altre;
• la collocazione lavorativa.

LE FONTI
Data la natura composita e intrecciata dei tre focus ai fini del riconoscimento della filiera professionale, l’indagine tocca diversi ambiti di analisi da fare dialogare tra di loro, pur partendo da livelli diversi.

La letteratura
Si intende esplorare i contributi degli autori italiani e stranieri più significativi che specificamente si sono occupati dei focus precedenti nell’ambito della pedagogia e delle scienze dell’educazione contemporanee.

La normativa e gli attori politici
Vanno esaminati la normativa e i documenti di orientamento politico relativi alle professioni del settore in Italia e in Europa, in particolare la questione degli albi e degli ordini.
Andrebbe promossa una legge o, comunque, una codificazione nazionale delle professioni formative nel quadro degli indirizzi europei della Società europea della conoscenza e dell’ apprendimento permanente. Al riguardo, sulla base dell’indagine, va promossa una concertazione interministeriale con la partecipazione della Conferenza delle Regioni dal momento che le professioni formative sono di competenze di diverse istituzioni ed organismi.

I Corsi di studio universitari
Nell’attuale revisione dei Corsi di studi va fatto il censimento dei Corsi della classe 18 e della relativa specialistica, prendendo in esame anche i dottorati per l’alta formazione nelle Scienze dell’educazione e, particolarmente, in Pedagogia e, dove occorra, i master.
Una particolare attenzione va posta ai curricoli ed alle professioni con competenze formative presenti in altre Classi di laurea e Facoltà, a cominciare dagli educatori socio-sanitari per un evidente riassettamento della filiera.

I Corsi regionali di formazione
La presenza di Corsi professionali regionali per educatori professionali e figure affini va esaminata attentamente, anche in relazione al riconoscimento regionale dei titoli, in funzione di un sistema coerente di filiera professionale spendibile nei diversi servizi e attività formativi locali e regionali, nazionali ed europei.

Le associazioni
Di particolare importanza è l’analisi delle esperienze e delle strategie lavorative delle associazioni professionali e scientifiche del settore, essendo direttamente implicate nei problemi di deontologia professionale e di normazione del lavoro degli operatori.

Gli studenti dei Corsi universitari e regionali
Anche il coinvolgimento degli studenti dei Corsi dentro e fuori l’università non è di poco conto, in quanto Stakeholders chiamati ad esprimere la coerenza, l’innovazione e la posizione più aggiornata ed efficace nella filiera professionale.

LE FASI
Ipotizzando un’indagine possibilmente biennale va stabilito un Timetable definito in relazione ai processi e ai prodotti da realizzare nelle diverse fasi dell’indagine. La distribuzione del tempo qui di seguito riportata è orientativa.

Prima fase: Costituzione del Gruppo e della rete del Progetto e del Piano di lavoro biennale
• Attivazione del Gruppo nazionale di coordinamento delle diverse indagini (espressione del Direttivo Siped) e decisioni relative al Piano operativo
• Attivazione di un Tavolo interistituzionale (Siped e altre associazioni, Conferenza delle Facoltà di Scienze della Formazione, Rappresentanti ministeriali e regionali, Forze datoriali e sindacali,…) e condivisione del Piano operativo Previsione: 4 mesi
• Primo evento nazionale: Autunno 2007

Seconda fase: Indagine comparata sulle fonti
• Gruppo di indagine sulla letteratura
• Gruppo di indagine sulla normativa e gli attori politici
• Gruppo di indagine sui Corsi di studio universitari
• Gruppo di indagine sui Corsi regionali e privati di formazione
• Gruppo di indagine sulle associazioni
• Gruppo di indagine sugli studenti dei Corsi universitari e regionali Previsione: 12 mesi
• Primo rapporto dei Gruppi e primo stato di avanzamento dei lavori del Tavolo Primavera 2008

Terza fase: Elaborazione delle informazioni e formalizzazione del Rapporto dell’indagine
• Analisi comparata e sintesi dei Rapporti dei Gruppi Previsione: 6 mesi
• Rapporto finale dell’Indagine e secondo stato di avanzamento dei lavori del Tavolo Autunno 2008

Quarta fase: Diffusione e utilizzazione del Rapporto per il riconoscimento delle professioni formative
• Pubblicazione e valorizzazione del Rapporto a cura dei Gruppi d’indagine Previsione: 2 mesi per chiudere la Fase e almeno un anno di Follow Up
• Secondo Evento nazionale: il riconoscimento avvenuto Primavera 2009