Le competenze aperte al mondo

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Inviato: giovedì 31 marzo 2016 10:56

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Inviato: mercoledì 30 marzo 2016 13:45
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Raffaele a me piace molto, hai rispettato tutte le caratteristiche di cui avevamo parlato insieme; soprattutto i colori, le scritte etc..
Nella discussione di giovedì approfondisco il tema dei NEET.

VALENTINA TAMBURELLI

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Inviato: mercoledì 30 marzo 2016 12:27

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Inviato: mercoledì 30 marzo 2016 00:57
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Ecco la presentazione frutto del lavoro svolto dal gruppo fin'ora, è ancora da finire, mancano poche cose

Raffaele Beleggia

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Inviato: venerdì 25 marzo 2016 10:28
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Il terzo foglio

Priscilla De Angelis

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Inviato: venerdì 25 marzo 2016 10:27
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Il secondo foglio

Priscilla De Angelis

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Inviato: venerdì 25 marzo 2016 10:26
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Allego i vari foglii fatti ieri per fare poi il power point.

Priscilla De Angelis

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Inviato: mercoledì 23 marzo 2016 19:48
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Raffaele sono d'accordo con questa impostazione, ma se facessimo una mappa concettuale?
Non per ampliare i temi, che già sono diversi e complessi, ma giusto per aver un focus da cui poi far convergere tutti gli argomenti.

VALENTINA TAMBURELLI

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Inviato: mercoledì 23 marzo 2016 13:19
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(DA FINIRE)

In attesa di altri contributi analitici mi avvio gradualmente ad una fase riflessiva e pro-attiva (seppur in forma embrionale) con l'intento di gettare le fondamenta del nostro lavoro.
Desidero favorire una convergenza nell'impostazione del lavoro e nei contenuti in esso presenti, quindi non risparmiate critiche!

Articolo questo messaggio in 4 punti

A) Sviluppo dei punti centrali dell'articolo

B) Commento e implementazione del contributo di Rosa

C) Commento e implementazione del contributo di Eleonora

D) Commento e implementazione del contributo di Valentina


A)
Ponendo al centro l'uomo, e come obiettivo la sua autorealizzazione, che attraverso il proprio lavoro porta valore aggiunto anche all'interno della società (o meglio, è questo il caso che immagino)
sorge la necessità di integrare il mondo scolastico con il mondo esterno.
Occorre aggiungere che questa è una fase delicata, in cui bisogna essere capaci di ritracciati gli elementi critici del nostro sistema formativo. Non è chiaramente un sistema privo di pregi, dunque nel prossimo incontro propongo di discutere su cosa si può migliorare, mettendo su carta, i contributi condivisi, già molti contributi degni di attenzione sono stati aggiunti in questa discussione.
Trovo importante condividere il più possibile ed evitare di fare un lavoro ove le cose scritte sono scollegate tra loro, proprio per non tradire un approccio olistico!
(Da finire)

B) Commento al contributo di Eleonora
(I punti presi in esame corrispondono a quelli da lei elencati)

1)

Trovo acuto il collegamento tra approccio olistico e apprendimento per tutto l'arco della vita.

Mentre per quanto riguarda la seguente frase:

"Bisogna considerare il sistema educativo come un intero sistema che ruota attorno a competenze"
Ho delle considerazioni in merito che ritengo importanti anche per la futura impostazione del lavoro.
Preferisco e ritengo più esatto porre la competenza come frutto di desideri o necessità, essendo le competenze mutevoli, e talvolta frutto delle esigenze di un mercato mutevole.

Potremmo rintracciare delle competenze universali come la capacità di sapersi relazionare con le persone, che possono essere messe in un certo senso al centro. Dico in un certo senso perchè al centro c'è sempre l'uomo, quindi trovo più opportuno considerare la competenza come qualcosa di importante più che centrale.
Utilizzo un'allegoria:
Se l'uomo fosse il sole e avesse a disposizione delle orbite all'interno delle quali ci sono le competenze agibili, potremmo articolare la nostra analisi sui rapporti che si creano tra l'uomo e la competenza, tutto in funzione dell'occupazione intesa come via per l'autorealizzazione. Vi piace?
Immagino che nel tuo porla al centro volevi rendere le competenze (in particolar modo le competenze chiave) come qualcosa da rendere conoscibile fornendo anche opportunità per praticarla e svilupparla, e questo rientra in pieno nello spirito dell'articolo che si pone lo scopo di migliorare il sistema educativo

2)

"L’Italia, emerge dal rapporto, e’ il penultimo Paese dell’Ocse per spesa per l’istruzione come quota della spesa pubblica totale: appena l’8% a fronte di una media Ocse del 12,5%"

Molto bene, in Francia l'università costa molto meno! (fonte: http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/universita-in-europa-quanto-mi-costi).
Aumentare la spesa pubblica in questa direzione per diminuire il peso sostenuto alle famiglie è sicuramente un punto importante e facilmente condivisibile!

3) Molto dipende dalle modalità con cui si costruisce questa alternanza scuola-lavoro
Condivido le attività extracurricolari e le nuove modalità didattiche per favorire la socializzazione.
Condivido il superamento della classica lezione frontale (ove possibile)

C) Commenti ai messaggi di Rosa
Non ho ben chiara la seguente metafora
"pattinando sul ghiaccio sottile l'unica nostra speranza di salvezza consiste nella velocità "
Esclude una lastra di ghiaccio abbastanza spessa per pattinare secondo i propri ritmi. Una competenza potrebbe essere quella di creare questa base per non sentirsi mancare la terra sotto i piedi.

Approvo la necessità di "competenze adattive" che secondo Rosa "andrebbe letta, come la capacità di acquisire delle competenze strategiche" e le due funzioni da lei rintracciate.

D) L'ambito della valutazione in funzione dell'orientamento, del riconoscimento delle attitudini, dei saperi, del saper fare e del saper essere, riportato da Valentina penso sia da discutere in quanto tematica rilevante e pervasiva

Ovviamente ho trovato condivisibile anche molto altro, non sto quindi escludendo le cose che non ho commentato ma dobbiamo trovare il modo di inserire tutto in un quadro comune

(DA FINIRE)

Raffaele B.



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Inviato: mercoledì 23 marzo 2016 12:48
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Buongiorno a tutti,
Bene, la focalizzazione sugli argomenti dell'articolo in oggetto ci sono tutte...vorrei però stimolare tutti noi a una riflessione che non si limiti al decalogo delle cose da fare, che peraltro sono state affrontate in varie sedi e da soggetti molto più esperti di noi. Il dato a mio avviso epocale è una questione di fondo che riguarda non solo i soggetti in formazione, ma più in generale tutta la società. La necessità di "competenze adattive" andrebbe letta secondo me, come la capacità di acquisire delle competenze strategiche che hanno una duplice funzione. La prima è sicuramente relativa al lavoro svolto e ai ruoli sociali ad esso connessi, la seconda( e questo sembra il dato innovativo) una competenza che formi alla cittadinanza, poiché la tenuta della società dipende sempre di più dalla capacità di lettura del contesto e dalla capacità di adattarsi a questa continua mutazione degli scenari. Gli stessi fatti di cronaca terroristica anche l'ultimo tragico di Bruxelles, ci dicono ancora una volta come l'integrazione e la cultura siano le uniche cure che compiono rivoluzioni permanenti dove nessun fanatismo ed estremismo può radicarsi. La questione che mi sembra voglia suggerire l'articolo è questa complessità. Vivere un incessante cambiamento ed essere in grado di " governarlo" questo comporta una continua revisione e adattamento, il concetto che meglio può prestarsi a questa condizione possiamo mutuarlo dalla fisica...
Ed è il concetto di resilienza << capacità di un materiale di assorbire energia elasticamente quando è sottoposto a un carico o a un urto prima di giungere a rottura >>
Non si tratta quindi solo di essere flessibili, ma di essere, per così dire " testati" all' urto. La mia vuole essere una proposta di lettura critica del contesto che l'articolo propone e anche ad uno scambio di opinioni tra di noi... Ovvero esercitare il diritto di critica ad una teoria data.

Rosa Giancola

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Inviato: mercoledì 23 marzo 2016 12:03
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Buongiorno a tutti,
nel leggere le vostre riflessioni penso che siano stati messi in rilievo tutti i punti focali dell'articolo.
Vorrei portare alla vostra attenzione solo un particolare: sono rimasta colpita dalla frase "LA SFIDA DELLA VALUTAZIONE" di Andrea Bonaccorsi. Sono andata a fare una ricerca in merito, vi scrivo quanto è emerso dalla mia ricerca. :)

Si è aperto da alcuni anni un dibattito in sede europea sui modi con i quali migliorare la qualità dell’insegnamento universitario, assumendo come obiettivo globale l’aumento delle competenze elevate nella popolazione.

Da molti anni i governi europei adottano le European Standards and Guidelines (Esg), che si basano sull’ idea che sia necessario assicurare la qualità del processo di erogazione della didattica.

L’idea è semplice e potente: non possiamo valutare l’insegnamento dai risultati, come si fa con la ricerca, perché essi non dipendono solo dai docenti, ma dalla qualità degli studenti in ingresso e dai loro sforzi di apprendimento. Quindi si adotta un approccio di “valutazione del processo”, cioè di assicurazione della qualità, certificando tutti i passaggi procedurali attraverso i quali si eroga l’insegnamento universitario.

A questo approccio si affianca oggi quello dei c.d. “learning outcomes”, che si basa sull’idea di misurare le competenze in uscita degli studenti in modo comparato tra università, e da questi dati trarre indicazioni sulla qualità relativa dell’insegnamento.
Quali sono in questo caso le sfide? Primo, occorre misurare le competenze in entrata e definire con molta precisione il valore aggiunto fornito dall’insegnamento universitario.

Secondo, occorre costruire dei test standardizzati che rappresentino effettivamente una misura dell’apprendimento. È necessario un lavoro concettuale e metodologico enorme per affrontare questi problemi.

L’Anvur si è posta questo problema ha avviato una prima sperimentazione su dodici università, utilizzando test sulle competenze generaliste (sia analitico-scientifiche che di elaborazione di testi) e pubblicando i risultati sul sito.

I risultati sono molto interessanti e mostrano una preoccupante divisione sia tra discipline (discipline analitiche e dallo statuto epistemologico rigoroso vs discipline discorsive o di recente istituzione) che tra territori (Nord vs Centro Sud).

Le università hanno molto da riflettere sulla base di questi dati e potrebbero trarre giovamento dal monitoraggio del loro andamento nel tempo. Nel corso di questo anno la sperimentazione si allargherà ad altre università.

In parallelo è stato impostato un lavoro di studio con le comunità disciplinari, allo scopo di verificare la maturità di test standardizzati di competenze specialistiche in uscita.

In alcuni casi, ad esempio per la matematica, sono disponibili già oggi strumenti per valutare i risultati dell’apprendimento.
È presto per dire se tutto questo sforzo porterà a una valutazione delle università basata sui risultati di apprendimento.

Anche a livello internazionale la riflessione è aperta ma siamo lontani dal consenso teorico e dalla robustezza metodologica necessari per una adozione su larga scala. Si può dire tuttavia che l’Italia in questo settore è all’avanguardia della riflessione e della pratica.

https://www.univr.it/documenti/Documento/allegati/allegati205078.pdf


VALENTINA TAMBURELLI BACI

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Inviato: martedì 22 marzo 2016 19:13
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Tematiche evidenziate nell’articolo:

1. Diverso approccio al sistema educativo: bisogna considerare il sistema educativo come un intero sistema che ruota attorno a competenze , le quali svolgeranno un ruolo fondamentale nel futuro( queste competenze vengono sviluppate a partire dalla scuola , quindi dal sistema educativo in sè) . Approccio olistico poiché al giorno d’oggi parliamo di “apprendimento per tutta la vita”.


2. Ocse: trova soluzione per disoccupazione e inoccupazione giovanile(39 milioni di ragazzi tra 16 e 29 anni sono senza lavoro e non frequentano alcuno tipo di scuola o formazione(neet) livello sup al 25% in italia. Abbandono scolastico 40% . competenze sempre più elevate, scientifiche e specializzate.Società odierna: “ Società della digitalizzazione”( +12,3% annuo). In Italia nel 2014 solo il 62% di coloro tra i 25 e i 34 anni che avevano concluso il percorso universitario era occupato.L’Italia, emerge dal rapporto, e’ il penultimo Paese dell’Ocse per spesa per l’istruzione come quota della spesa pubblica totale: appena l’8% a fronte di una media Ocse del 12,5%. Fa peggio solo la Grecia, con il 7,6%. I paesi che investono di piu’ nell’istruzione sono invece Islanda (16,9%), Israele (16,3%), Lettonia (15,7%) ed Estonia (15,4%). Non solo, dalle statistiche dell’Ocse risulta anche che l’istruzione e’ la voce della spesa pubblica che ha subito la maggiore riduzione percentuale (-1,6%) negli anni dal 2007 al 2013, quelli della crisi. Nello stesso periodo, a fronte di un aumento della spesa per il welfare del 3,9%, la spesa militare risulta scesa di appena lo 0,1%. Infine una curiosità: nel sistema d’istruzione italiano i maschi restano una “specie rara”. Alla preprimaria sono solo il 2%; alle elementari il 4%; alla secondaria di primo grado il personale docente di genere femminile raggiunge il 78% e alle superiori il 67%. Il dato si inverte solo nell’istruzione terziaria dove le donne presenti sono solo il 37%.


3. Strategie scuola-lavoro(le scuole danno un tot ore agli alunni, i quali dovranno lavorare in biblioteche e centri culturali. Questo serve per rendere proattivi e soggetti attivi i ragazzi/universitari nel mondo del lavoro. Oltre che in Italia, la Danimarca come altri Paesi, ha inserito attività extracurricolari e nuove modalità didattiche per favorire la socializzazione. Per nuove attività didattiche possiamo citare anche l’università, e l’importanza di un metodo didattico il quale motivi e renda partecipe gli studenti. Il Professore/ssa non dovranno solamente spiegare la lezione in maniera frontale, senza nessun tipo di contatto/rapporto, bensì coinvolgendo lo studente in attività verosimili per il futuro.


4. Soluzioni innovative, adattamento reciproco, relazioni comunitarie, pensiero innovativo, agisco pensando al futuro, incentivi per le politiche attive di ricerca e sviluppo, aggiornamento continuo di competenze inerenti a professionalità e compiti all’interno di un azienda. L’Ocse rintraccia anche alcune cause di questa situazione che impedisce un cambiamento reale. Il tasso di occupazione è particolarmente basso per i ragazzi che hanno genitori non laureati e che hanno meno probabilità di accedere ad una rete di relazioni sociali. Tra i diversi fattori che impediscono ai laureati di trovare un lavoro c’è sicuramente la scarsa domanda di lavoratori con qualifiche universitarie da parte dei datori di lavoro e la crisi economica. Ma secondo l’Ocse “una delle principali cause” della disoccupazione “è dovuta al fatto che spesso i titoli di studio non coincidono con l’acquisizione di competenze solide, sollevando interrogativi circa la qualità dell’apprendimento nelle istituzioni dell’istruzione terziaria”. L’organizzazione internazionale punta il dito sull’ignoranza dei nostri ragazzi: “Molti laureati hanno difficoltà nell’integrare, interpretare o sintetizzare le informazioni contenute in testi complessi o lunghi, nonché nel valutare la fondatezza di affermazioni o argomentazioni”).

Giangrasso Eleonora

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Inviato: lunedì 21 marzo 2016 19:52
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Punti centrali dell'articolo

L'Ocse vuole:
-Formazione non limitata alle materie scolastiche
-Necessità di un approccio olistico, non limitato alle tradizionali competenze cognitive e che integri il sistema scolastico con il mondo esterno.
-Formare competenze sociali e adattive
-Che i giovani siano un asset e non un potenziale peso

Dal un rapporto dell dell'Ocse emerge:
-Divario tra le competenze fornite dal sistema educativo e le esigenze di un mondo del lavoro in continua trasformazione

Capacità importanti individuate dall'Ocse:
-Capacità di interagire con le persone,di perseguire gli obiettivi fissati e di saper gestire le proprie emozioni
-Creatività e "pensiero critico", vale adire la capacità di trovare soluzioni innovative e di adattarsi al cambiamento.(definite: competenze del XXI secolo)

Altro:
-In riferimento agli abbandoni scolastici: "inaccettabile
spreco di capitale umano".
-Le prospettive di occupazione non dipendono solo dalle competenze ma anche dalla capacità di adattarsi alle future esigenze del mercato del lavoro.
- Le competenze legate al digitale sono assolutamente prioritarie.
- Mary Meeker: "si può avere tutto a portata di mano, tranne un posto di lavoro a tempo pieno".
- Di tutti i posti creati nel 2014 circa il 27% viene da professioni high skill (elevata specializzazione)
- La Danimarca ha inserito nelle scuole attività extracurriculari e nuove modalità didattiche per favorire la socializzazione.

Parentesi sull'università:
- Il compito delle Università italiane è formare risorse in possesso di competenze chiave per competere sui nuovi mercati e modelli di business»
-Il tasso di innovazione delle imprese di un territorio dipende strettamente dal rapporto virtuoso con gli istituti universitari
locali.

Le Università dovranno scegliere a che perimetro geografico-territoriale fare riferimento». Il quale
individua due modelli strategici per gli
atenei: quello della
1) Research university: punta sulla «dematerializzazione dei confini di influenza delle proprie attività mirando al
riconoscimento del prestigio internazionale
dellaricerca»
2)Università territoriale: si pone invece al centro
dello sviluppo economico del territorio fornendo knowhow e risorse alle imprese attraverso un confronto costante.

Entrambemirano a un aggiornamento continuo delle
competenze e delle professionalità da formare.
L'importante è scegliere

Raffaele B.


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Inviato: lunedì 21 marzo 2016 19:05
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buon pomeriggio,
relativamente all'articolo "le competenze aperte al mondo" volevo condividere con il gruppo alcune considerazioni.
già dal sottotitolo... "il sistema educativo non soddisfa le esigenze del lavoro che cambia: è necessario un approccio olistico"...si evidenzia l'inadeguatezza del sistema educativo.
Il focus è europeo. e l'Ocse ci suggerisce tale "approccio olistico" riporto qui la definizione della parola "olistico"
"relativo all'olismo... per cui un sistema non è riconducibile alla somma delle sue parti"
- secondo il vocabolario Treccani " tutto, intero, totale"
- teoria biologica generale derivata dal vitalismo, proposta negli anni Venti in contrapposizione al meccanicismo, secondo la quale le manifestazioni vitali degli organismi devono essere interpretate sulla base delle interrelazioni e delle interdipendenze funzionali tra le parti che compongono l'individuo, il quale nel suo complesso presenta caratteristiche proprie, non riconducibili alla somma delle sue parti"

al di là della lunga definizione, la metafora che meglio può aderire al contesto al quale si riferisce l'articolo è la società nelle sue articolazioni, la stessa organizzazione Ocse sembra aver individuato una ricetta innovativa su cui puntare e si legge " per arginare la piaga della disoccupazione e inoccupazione giovanile" sottolinea inoltre come questa soluzione non resti confinata nel recinto del sistema educativo,anzi proprio quest'ultimo dovrebbe essere capace di coinvolgere, leggiamo " famiglie, imprese e l'intero ecosistema esterno per formare competenze sociali e adattive" secondo quanto possiamo leggere si propone una rivoluzione copernicana del sistema formativo, che sia capace di sviluppare "competenze aperte" intese anche come sociali dove la società che ne dovrebbe scaturire è in grado di combattere la precarietà e la continua mutazione dei sistemi economici..... sembra l'uovo di colombo....ma forse le cose sono un tantino più complicate... :-)))
frase adatta..." pattinando sul ghiaccio sottile l'unica nostra speranza di salvezza consiste nella velocità " A.W.

Rosa

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Inviato: lunedì 21 marzo 2016 19:03
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Ho aperto una discussione nuova, trasferirò qui il messaggio di Rosa inerente all'articolo, erroneamente pubblicato nella sezione dedicata alla concezione Olivettiana del lavoro.

In allegato l'articolo

Raffaele B.

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