TESI DI LAUREA DICEMBRE 2016

BOCHER Jessica

Il euol dell'e-learning nei processi formativi: il caso INAIL


Lunedì 19 Dicembre 2016


Con il passaggio da una produzione di tipo fordista, tipica del primo periodo industriale, ad una società basata sulla Conoscenza, quale motore primario dell’innovazione e del cambiamento, le Organizzazioni, per rispondere alle continue sfide poste dalla modernità e dalla continua richiesta di competitività, hanno dovuto ridimensionare i propri processi formativi interni, con una conseguente valorizzazione delle risorse personali e professionali degli individui. Arma vincente per le continue richieste provenienti dal mondo estero, per l’incertezza e la flessibilità di tempi e spazi, è risultata essere la Conoscenza insita negli stessi individui. L’excursus qui presentato parte dalla classica Formazione d’aula, ancorata ad una trasmissione delle informazioni di tipo unidirezionale, ad una formazione blended, con particolare riferimento all’E-Learning, quale nuovo paradigma dell’apprendimento. Si presenta come nuova metodologia utile per ridurre costi di gestione, ed efficace strumento per coinvolgere tutte le risorse dell’Organizzazione ai fini di una sua completa crescita, a vantaggio della collettività. Viene preso a riferimento l’Inail, in qualità di Ente promotore di queste iniziative di aggiornamento professionale, ed è illustrata un’esperienza personale del Dipartimento Centrale di Risorse Umane. L’E-Learning è oggi uno dei strumenti utili per implementare corsi online, prendendo ampie fasce di individui nello stesso momento, rendendoli partecipi e attivi verso la propria crescita, soprattutto professionale. Si evidenzia una distinzione fra la Fad, generalmente assimilata all’E-learning, e quest’ultimo, per arrivare alla conclusione che la terza generazione di Fad rappresenta questa nuova metodologia di formazione blended. Si rappresentano punti di forza e aspetti critici oggi in discussione, in primis, la mancanza d’interazione umana, per via della classe virtuale che si struttura. Vengono rappresentate inoltre le fasi tipiche di una progettazione di un corso online, quali: analisi dei fabbisogni, progettazione e sviluppo, realizzazione ed erogazione, monitoraggio e valutazione, con particolare attenzione al Roi. Si conclude rimarcando l’attenzione della necessità di non dimenticare l’aspetto dell’interazione umana, quale utile fattore di riconoscimento.


INDICE
Introduzione

Capitolo 1 I processi formativi nelle organizzazioni
1.1 Le trasformazioni del lavoro
1.2 La società europea della conoscenza
1.3 Le Learning Organizations
1.4 Formazione e apprendimento organizzativo
1.4.1 Le fasi della progettazione formativa
1.5 Nuove metodologie formative. La Formazione a distanza

Capitolo 2 Cos’è l’E-Learning?
2.1 L’E-learning. Nuovo paradigma dell’apprendimento
2.2 L’E-learning nella società europea della conoscenza
2.3 Finalità di un corso E-learning. Punti di forza e criticità
2.4 Tipologie e modelli di riferimento

Capitolo 3 Progettare un corso E-learning
3.1 Figure professionali coinvolte
3.2 Progettare un corso online
3.3 Una guida per implementare un progetto E-learning
3.4 Strumenti tecnologici utilizzati

Capitolo 4 L’E-learning in Inail
4.1 L’Inail. Funzioni Istituzionali e Organizzazione
4.2 Esperienza personale nel Dipartimento Centrale Risorse Umane
4.3 La formazione in Inail. Aspetti generali
4.3.1 L’Ufficio Formazione
4.3.2 Offerta formativa Inail
4.3.3 I Sistemi informatici a supporto della formazione
4.3.4 Il sistema di pianificazione e monitoraggio del piano di settore della Formazione
4.3.5 La valutazione della Formazione e il ROI
4.3.6 Le risorse della Formazione
4.4 Strutturazione di un corso E-learning in Inail
4.4.1 Progettazione e Sviluppo
4.4.2 Realizzazione ed Erogazione
4.4.3 Monitoraggio e valutazione


Conclusioni
Bibliografia
Sitografia

FORMICONI Valentina

Università Intraprenditoriale e Felicità: Linee di Azione per la promozione del Benessere


Lunedì 19 Dicembre 2016


Il principale obiettivo di questa tesi è illustrare come il paradigma dell’università imprenditoriale e intraprenditoriale possa essere funzionale alla promozione del benessere degli studenti e degli attori coinvolti. Si connette all’offerta di un’istruzione di qualità che vada a dare una nuova centralità al soggetto in educazione e sia attenta alla sua felicità; nell’ottica anche di una nuova prospettiva della crescita economica, letta in chiave maggiormente antropologica.
Lo studente e tutti gli attori coinvolti nelle istituzioni educative, e nell’università nella fattispecie, diventano il fulcro delle azioni e delle misure nonché degli obiettivi istituzionali. Vengono presentati numerosi casi di implementazione che possano fungere da esempi concreti per il panorama italiano, ma soprattutto sono riportate diverse azioni, che a partire dagli studi effettuati all’Università di Salamanca, potrebbero essere utilizzati come strumenti di attuazione per l’università imprenditoriale di qualità. Allo scopo di chiarire tale ragionamento, i vari capitoli si focalizzano sulla definizione dello scenario all’interno del quale l’università si trova ad esistere; la descrizione dei paradigmi di imprenditorialità e intraprenditorialità all’università; le linee di azione che possono intraprese all’interno di tali contesti, quali adozione di Azioni di Career Design, di misure di Quality Assurance e un attento piano di Risk Management. Infine, viene presentato il caso dell’Ufficio studenti con disabilità di Roma Tre, confrontato poi con i servizi spagnoli di supporto alla disabilità, in ragione del fatto che i servizi offerti agli studenti costituiscono il principale indice di qualità per l’università, soprattutto quando essi permettono di assicurare inclusione sociale ed educativa nonchè pari opportunità.
Dunque, nel primo capitolo, si offre una panoramica dei cambiamenti che l’università si trova ad affrontare nella società attuale e si da ragione della sua prominenza nello sviluppo sociale ed economico. In particolare, risulta strategica l’attuazione della strategia della Tripla Elica , che vede la concertazione tra governo, università e impresa. Il paradigma imprenditoriale sembra essere adatto a tale obiettivo, nonchè utile per il nuovo Rinascimento Industriale Europeo che vede come obiettivo economico fondamentale la promozione del benessere e della felicità dei cittadini e delle nazioni. Da qui, l’esigenza di promuovere la mentalità imprenditoriale in tutta Europa. Nel secondo capitolo, in seguito, viene offerta una approfondita descrizione dell’università imprenditoriale e intraprenditoriale. Vengono illustrate le sue caratteristiche costitutive, gli elementi facilitanti e quelli di ostacolo; le attività che possono essere intraprese, strategie per la sua implementazione e vengono riportati casi emblematici di università imprenditoriali di successo. In coerenza con tali dinamiche, viene ad essere analizzata anche l’educazione imprenditoriale, nei suoi contenuti, metodi di insegnamento, caratteristiche ed effetti sugli studenti, anche in questo caso vengono riportati casi concreti di programmi di successo ad essa inerenti. Infine, viene compiuta una breve panoramica circa l’orientamento imprenditoriale italiano; portando ad esempio alcune iniziative prestigiose all’interno di un contesto seppur poco attento a questa dimensione. Nel terzo capitolo, si rintraccia il cuore di questa tesi. Il suo scopo è quello di illustare le linee di azione concrete che possono essere adottate nell’università imprenditoriale e intraprenditoriale nell’ottica della promozione della sua qualità e benessere degli studenti. Tali iniziative sono rinvenibili nelle azioni di orientamento accademico e la fornitura di servizi di supporto agli studenti, e tra essi quelli di supporto alla disabilità; l’adozione dei criteri di Quality Assurance, per garantire la qualità dell’offerta formativa; e piani di Risk Management, finalizzati alla protezione degli studenti e dello staff da qualsivoglia tipo di rischio. Infine, nel quarto capitolo, si focalizza l’attenzione sui servizi di supporto agli studenti disabili; fondamentali per l’inclusione e le pari opportunità, e dunque per il benessere di questi studenti. Essi rappresentano un indice importante della qualità dell’università. In particolare, viene presentanto il caso dell’Ufficio studenti con disabilità di Roma Tre con particolare attenzione al Dipartimento di Scienze della Formazione; il caso è presentato attraverso l’analisi di due interviste somministrate alle responsabili del Dipartimento per tali servizi, professoressa Bruna Grasselli e dottoressa Marta Marcelli. Dopo aver indagato le caratteristiche di questi servizi di supporto, le sue dinamiche attuative e la soddisfazione ad essi correlata, viene riportato il caso dell’università spagnola di Valladolid. Anche in questo caso l’analisi è effettuata attraverso la presentazione di un intervista effettuta dalla dottoressa Cristina Gonzales presso il Secretariado de Asuntos Sociales, presso la Casa del Estudiante. In ultimo, alla luce dei casi presentati, vengono riportate alcune considerazioni derivanti da un confronto tra le due realtà, utili a rintracciarne similitudini e differenze.


INDICE
Introduzione

Capitolo I - Knowledge Triangle e Felicità: nuove sfide per l’università del futuro
1. Società della conoscenza
1.1 Responsabilità dell’educazione
1.2 Politiche europee per lo sviluppo
1.3 Supportare lo spirito imprenditoriale in Europa
2. Ruolo dell’università
2.1 Implicazioni per l’apprendimento
3. La strategia della Tripla Elica
3.1 Quadro teorico
3.2 Promozione dell’imprenditorialità nell’istruzione e formazione
4. Per un Rinascimento industriale europeo
4.1 Insegnare la Felicità
4.2 Favorire il benessere all’università

Capitolo II - Università imprenditoriali: casi internazionali e situazione italiana
1. L’università imprenditoriale e intraprenditoriale
1.1 Caratteristiche
1.2 Fattori di impatto e facilitazione
1.3 Barriere allo sviluppo
1.4 Strategie di implementazione
1.5 Attività
1.6 Intrapreneurship
2. Casi europei e internazionali
2.1 Entrepreneurial University Leaders Programme
2.2 Altri casi
2.2.1 Stanford university
2.2.2 Massachusetts Institute of Technology
2.2.3 University of Waterloo
2.2.4 Technion- Israel’s Institute of Technology
3. Educazione Imprenditoriale
3.1 Caratteristiche, Metodi e Contenuti
3.2 Esempi di programmi di educazione imprenditoriale
3.2.1 JA-YE – Junior Achievement
3.2.2“Building a Business”- University of Oxford- UK
3.2.3 The Herning Institute of Business Administration and Technology - Danimarca
3.2.4 Programma CTI-Entrepreneurship- Canton ticino
3.2.5 Teaching Intrapreneurship – University of Leeds-UK
3.3 Effetti dell’educazione imprenditoriale
4. In Italia
4.1 JA StartUp Program
4.2 Eureka3- Incubatore per nuove idee di impresa –Università degli Studi Roma 3

Capitolo III - Promozione del benessere nei sistemi educativi: tre linee d’azione per l’università imprenditoriale
1. Benessere all’università
2. Orientamento accademico
2.1 Career design e counselling accademico
2.2 Effetti
2.3 Casi Europei
2.3.1 Spagna
2.3.1.1 Università di Salamanca
2.3.2 Italia
2.3.2.2 Università di Roma Tre
3. Quality Assurance
3.1 Importanza della qualità nell’educazione superiore
3.2 Quality Assurance: quadro europeo
3.3 Quality Assurance applicata all’università
3.4 Standard e linee guida
3.4.1 Internal standards and guidelines
3.4.2 External standards and guidelines
3.5 Impatti dei processi di Quality Assurance
4. Risk Management
4.1 Ruolo dell’università nella gestione del rischio
4.2 Risk identification
4.3 Politiche e Management
4.4 Risk Assessment
4.5 Action plan per la gestione del rischio
4.6 Ruolo strategico della comunicazione
4.7 Casi internazionali
4.7.1 Australia
4.7.2 Università di Cambridge
4.7.3 Università di Stanford

Capitolo IV - Servizi di supporto agli studenti con disabilità come indici di qualità dell’università: il caso dell’Ufficio studenti con disabilità di Roma Tre e del Piano di assistenza per le persone con disabilità di Valladolid
1. La qualità nei servizi di supporto allo studente disabile
2. Ufficio studenti con disabilità di Roma Tre: caso del Dipartimento di Scienze della Formazione
2.1 Obiettivi e Metodologia
2.2 Risultati
3. Caso europeo: Piano di assistenza per le persone con disabilità presso l'Università di Valladolid in Spagna
3.1 Intervista al Secretariado de Asuntos Sociales, Casa del Estudiante
3.2 Il supporto alla disabilità all’Università di Valladolid
4. Conclusioni

GALANTI Giacomo

La qualità in Europa: dalla total quality alla quality assurance


Lunedì 19 Dicembre 2016


La qualità: concetto antico, basilare, spesso dato per scontato, a volte scomodo a tal punto da essere gettato negli attributi accessori di ciò che ci circonda.
Perché tutto questo?
La garanzia che un prodotto sia affidabile, in altre parole duraturo nel tempo e nello spazio, era intrinseca nell’oggetto stesso quando il produttore s’identificava con l’artigiano o il piccolo coltivatore. I prodotti si componevano di materiali di qualità, la migliore pubblicità del prodotto era costituita dalla sua resistenza agli urti e al tempo. Il consumismo ha modificato il modo di pensare di clienti e produttori; l’offerta supera notevolmente la domanda e il prezzo finisce col non essere più indice di bontà del prodotto. Il boom economico e la globalizzazione hanno abbattuto le barriere della conoscenza del cliente, abituato ormai a compiere per ogni acquisto, dal più futile al più oneroso, meccanismi di scelta complessi. L’acquisto di un banale pacco di pasta può trasformarsi, così, in un’impresa, un impulso legato a qualità accessorie del bene, come la confezione, il marchio, il prezzo, quindi sempre meno dettato dall’uso intrinseco e primario dell’oggetto. L’acquirente diventa un attore attivo negli acquisti, sempre più autonomo, competente ed esigente. Si muove abile e con occhio critico all’interno di un’offerta caratterizzata da prodotti standardizzati, che si differenziano tra loro solo per i prezzi, indicativi della posizione che l’azienda ha saputo conquistarsi sul mercato.
In un ambiente in cui il cliente ha la facoltà di scegliere tra beni sostituibili e l’azienda, essa stessa è obbligata a eseguire politiche di prezzo al ribasso per aumentare la sua fetta di mercato. La qualità si afferma così come unica soluzione per garantire soddisfazione. Infatti, nell’arco di un secolo si è evoluta da mera assenza di difetti, con lo scopo esclusivo di tutelare l’immagine dell’impresa all’interno del mercato produttivo, a una qualità intesa come caratteristica endemica dell’organizzazione efficace, strategicamente controllata dalla pianificazione degli obiettivi fino alla fase del post-vendita. A oggi essa rappresenta quindi l’elemento che deve essere necessariamente garantito durante l’intero arco della produzione, nell’interesse della moltitudine dei membri che, sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione, contribuiscono alla realizzazione della sua mission. Ciò comporta anche il coinvolgimento e la mobilitazione dei dipendenti e la riduzione degli sprechi in un’ottica di ottimizzazione degli sforzi. Non si tratta solo di valutare quanto costi fare Qualità, ma anche quanto costa non farlo, in termini di efficienza organizzativa, di soddisfazione del cliente e quindi di maggiore o minore competitività.
Questo tema, scoperto e approfondito durante il mio percorso di studi, è diventato a me caro perché è un concetto che è andato scemando nella mente di chi produce, per lasciare spazio a margini di profitto e a politiche aggressive di marketing. Sento la necessità di approfondire l’argomento per sfatare miti e leggende che ostacolano la naturale diffusione della qualità. Promuovere la qualità e integrarla al proprio sistema non vuol dire essere conformi alle norme vigenti con l’obiettivo di evitare sanzioni e ottenere un semplice “pezzo di carta”. Tuttavia il significato della qualità nell’attuale apparato produttivo e di servizio va ben oltre a quello della certificazione: esso ha subito un’evoluzione concettuale, risultato di un percorso storico che ha attraversato i continenti e che in ambito organizzativo ha trovato applicazioni innovative e, in alcuni casi, rivoluzionarie. Come avrò modo di analizzare, se agli inizi del ‘900 la qualità era legata alla difettosità o meno di un prodotto, oggi è un concetto ben più ampio che va oltre la tangibilità e la fisicità, proiettandosi verso la sfera dell’eccellenza e dell’immaterialità. Di fronte a una generale mancanza di fiducia nella possibilità di creare qualità, sembra opportuno puntualizzare un rinnovato bisogno di teorie. Fare qualità significa non solo offrire un prodotto con le migliori caratteristiche al prezzo più basso possibile, ma anche credere nell’intelligenza del cliente, nella capacità che questo ha di compiere scelte ben ponderate. Il presente lavoro inizia con una panoramica sulla qualità, dal suo significato, passato e presente, alle metodologie che hanno permesso l’introduzione della gestione della qualità all’interno dell’azienda. Nel secondo capitolo ho voluto trattare il tema della certificazione, per avere chiare sia le figure professionali sia la normativa vigente in tal ambito.
Nel terzo capitolo ho messo in risalto l’importanza della Qualità nella knowledge society che ha richiamato l’attenzione del Parlamento Europeo, il quale, sulla scia delle strategie adottate a livello internazionale, ha voluto sottolineare la necessità di una cooperazione tra gli Stati Membri, al fine di garantire un riferimento comune sulla qualità in materia di Istruzione e Formazione Professionale (IFP). A questo punto mi sono chiesto: “Come diffondere una cultura di qualità? - La qualità delle organizzazioni genera organizzazioni di qualità? – La qualità delle professioni genera professioni di qualità?”. Sono domande cui tenterò di rispondere nel proseguo della mia ricerca. Proprio perché, come ricorda Romano: “Qualità è una parola altisonante e ha una forte valenza positiva. Sarebbe difficile dichiararsi contro la qualità, così come sarebbe difficile dichiararsi contro la bontà, la libertà o la democrazia. Sono di per se parole che dovrebbero suscitare approvazione e consenso, ma sono anche parole trabocchetto in quanto, proprio per la forte assonanza positiva che hanno, molto spesso nascondono, o servono per nascondere, degli inganni, servono per mascherare delle contraddizioni o delle ambiguità”. L’ambiguità cui Romano fa riferimento è accentuata dall’utilizzo del termine “qualità” in contesti molto diversi a seconda se il richiamo è a persone o a cose. In generale, qualità si riferisce alle proprietà, alle caratteristiche, alla tipologia o alla natura di un oggetto, di una persona o anche di una situazione. E’ spesso impiegato in analogia o in contrapposizione con quantità; nel linguaggio comune, il termine ha un significato pragmatico di superiorità, utilità o bontà, e quindi assume un implicito valore positivo. In ambito organizzativo, la qualità è un movimento ispirato ai principi detti appunto “della qualità” e comprendono, fra tanti, la soddisfazione del cliente, il miglioramento continuo, l’eccellenza competitiva. Questi concetti, che oggi trovano ampia diffusione, sono ben diversi da quelli prevalenti nelle organizzazioni alla fine dell’Ottocento e durante il secolo scorso. Possiamo perciò senz’altro affermare che la storia della qualità coincide con la trasformazione dei suoi significati nel corso del tempo e, in particolare, con le sue più recenti e interessanti evoluzioni concettuali.


INDICE
INTRODUZIONE

CAPITOLO I
1. EVOLUZIONE DEL CONETTO DI QUALITA’
1.1 LA QUALITA’ NELL’ANTICHITA’
1.2 IL MEDOEVO
1.3 LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1.4 LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1.5 LA PRIMA GUERRA MONDIALE
1.6 IL 1920: OPERAZIONI DI CONTROLLO E COLLAUDO FINALE
1.7 DAL 1920 AL 1950: CONFORMITA’ ALLE SPECIFICHE TECNICHE
1.8 DAL 1950 AL 1960: AFFIDABILITA’
1.9 DAL 1960 AL 1970: IL TOTAL QUALITY CONTROL
1.10 I CARATTERI DISTINTIVI DELLA QUALITA’ TOTALE
1.11 DAL 1970 AD OGGI: IL TOTAL QUALITY MANAGEMENT

CAPITOLO II
2. LA CERTIFICAZIONE
2.1 IL QUADRO INTERNAZIONALE
2.2 GLI ORGANISMI DI NORMAZIONE
2.3 GLI ORGANISMI DI ACCREDITAMENTO
2.4 L’ACCREDITAMENTO IN EUROPA E NEL MONDO
2.5 NORME E REGOLE DI ACCREDITAMENTO
2.6 ACCREDIA
2.7 LA CERTIFICAZIONE
2.8 IL SISTEMA NAZIONALE DI QUALITA’
2.9 LA NORMA ISO 9001:2008
2.10 ISO 29990 – ISTRUZIONE E FORMAZIONE NON FORMALE

CAPITOLO III
3. QUALITY ASSURANCE
3.1 IMPORTANZA DELLA QUALITA’ NELLA KNOWLEDGE SOCIETY
3.2 CAMBIARE MODELLO
3.3 LE DIECI + UNA PRIORITA’
3.4 EQUAVET
3.5 QUADRO EUROPEO DELLE QUALIFICHE PER L’APPRENDIMENTO PERMANENTE (EQF)
3.6 COMPETENZE E MERCATO DEL LAVORO
3.7 QUALITY ASSURANCE
3.8 QUALITA’ E EDUCAZIONE SUPERIORE
3.9 QUALITY ASSURANCE E UNIVERSITA’
3.10 IL RUMORE DELLA CRISI


CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA