TESI DI LAUREA MARZO 2016

COVAIA Elisa

Gratuità e Fiducia:
una riflessione a partire dall’economia civile

Venerdì 25 Marzo 2016


Una concezione del mercato fondato sul principio di reciprocità e sulle virtù civili di fiducia, fraternità, gratuità, speranza, giustizia, agápe, è il fulcro di una tradizione di pensiero, distintamente italiana, radicata nel Medioevo e nell'Umanesimo Civile del Quattrocento e del Cinquecento, ed identificata con il termine di "economia civile". Nata e praticata negli ambienti monacali e religiosi intorno all'anno Mille -alla nascita delle prime esperienze commerciali e delle prime strutture economiche complesse- ma nei secoli dimenticata a favore invece della scienza economica moderna, l'economia civile è riscoperta, ai nostri giorni, come una prospettiva culturale in grado di condurre una riflessione profonda sul reale, ed utilizzata come una lente particolare attraverso la quale guardare alle problematiche sociali.
L'elaborato muove da un approccio interdisciplinare storico, antropologico, filosofico, per ripercorrere l'evoluzione dell'economico e delinearne un possibile ed auspicabile futuro. Lo scopo è altresì quello di riunire economia ed etica, e di ricondurre i principi regolatori dello Stato e del Mercato all'originario principio di reciprocità, qui posto come l' unico in grado di garantire il futuro di una società, e di rispondere coerentemente alla domanda di felicità dei suoi membri. I contributi dei professori Luigino Bruni e Stefano Zamagni, economisti civili contemporanei, si sono rivelati spunti e fonti preziose per condurre un'analisi, nella presente tesi, dell'attuale situazione politica e istituzionale del nostro paese; per gettare uno sguardo alla condizione occupazionale; per intuire la necessità di una generale ri-umanizzazione dell'economia e dunque del mercato e, in finale, per richiamare l'ambito economico, e i suoi attori, alla loro originaria vocazione di promozione umana e creazione del bene comune. Se la sfera privata e la sfera economica si sono storicamente divise, facendo della prima il regno della gratuità, dell'amore, del dono, dell'amicizia e della seconda il regno dei contratti strumentali, della reciproca indifferenza, dei rapporti anonimi e impersonali, appare oggi più che mai evidente il dolore che tale dicotomia comporta, in termini di squilibri e paradossi economici, disuguaglianze sociali, conflitti identitari, sfruttamento insostenibile del patrimonio ambientale e delle risorse naturali. L'intento degli economisti civili è di coniugare l'economia con la società civile in modo che i caratteri dell'una possano vivere dei caratteri dell'altra e che gli interessi economici e le necessità sociali non si autoescludano in una logica aut-aut. Stato, Mercato e Società civile organizzata sono chiamate ad un linguaggio e ad un'azione condivise e al reciproco riconoscimento. Una responsabilità civile, oltre che sociale, di imprese, imprenditori e cittadini, si traduce in un mercato plurale che riconosca e favorisca, accanto alle imprese capitalistiche, le non meno importanti imprese sociali e che accolga i carismi di quanti, capaci d'individuare i bisogni insoddisfatti di determinate categorie sociali, creano ricchezza e sviluppo, innovando. L'Economia carismatica, cui va attribuito il merito di aver creato le tante esperienze di commercio equo e solidale, le cooperative sociali, l'Economia di Comunione, le casse di risparmio, i movimenti sindacali e così via, è l'esempio più rappresentativo di un'economia orientata al perfezionamento della qualità della vita, all'incontro, alla gratuità, alla pienezza. In quanto attività umana, l'economia non può mai prescindere da un giudizio valoriale, né dirsi eticamente e/o antropologicamente neutra; essa crea o distrugge, vive di giustizia o di soprusi. In appendice, l'esperienza degli imprenditori civili Adriano Olivetti e Michele Ferrero danno conto della realtà e della concretezza di una visione economica che potrebbe fin qui, essere da alcuni, accusata di utopia.


INDICE

PREMESSA

PARTE PRIMA - QUALE ECONOMIA OGGI
1.1 Il quadro politico e istituzionale di riferimento
1.2 La disoccupazione, il male del secolo
1.3 Verso una teoria relazionale del lavoro
1.4 Umanizzare l’economia
1.5 Il primato della persona nelle encicliche sociali della Chiesa Cattolica
1.6 Oltre il profitto, oltre il PIL
1.7 Felicità Interna Lorda o Gross National Happyness
1.8 Il paradosso della felicità
1.9 L’effetto treadmill
1.10 Dal welfare state al welfare community

PARTE SECONDA - INDIVIDUALISMO MODERNO ED ECONOMIA CIVILE
2.1 Introduzione all’economia civile
2.2 La natura ambivalente della vita buona
2.3 Dalla socialità all’individualismo, dal primo al secondo umanesimo
2.4 Machiavelli, Hobbes e Mandeville, la notte del civile
2.5 Una nuova alba
2.6 L’economia civile a partire da Antonio Genovesi
2.7 Quell'economia civile basata sulla sympathy smithiana
2.8 Il prezzo da pagare per un umanesimo dell'indipendenza
2.9 La gratuità a fondamento della vita civile

PARTE TERZA - GRATUITA', RECIPROCITA', BENI RELAZIONALI
3.1 La categoria di reciprocità e le ricerche nelle scienze economiche
3.2 La reciprocità cauta
3.3 La reciprocità-philía
3.4 La reciprocità incondizionale
3.5 Reciprocità, politica ed istituzioni
3.6 Economia e gratuità, eros, philía e agápe
3.7 Reintrodurre l'agápe nella vita civile
3.8 La reciprocità dei beni relazionali
3.9 Verso il coraggio civile
3.10 L'importanza della dimensione temporale

PARTE QUARTA - PROPOSTE PER UN'IMPRESA E UNA CITTADINANZA RESPOSABILI
4.1 Imprese civilmente responsabili
4.2 Imprenditori civilmente responsabili
4.3 Cittadini-consumatori civilmente responsabili
4.5 Dalla responsabilità ai carismi
4.6 L'Economia Carismatica
4.6.1 Le casse rurali
4.6.2 Il commercio equo e solidale
4.6.3 La cooperativa e la cooperativa sociale
4.6.4 L'Economia di Comunione

CONCLUSIONI

APPENDICE
ESEMPI CONCRETI DI ECONOMIA CIVILE, LO STRAORDINARIO ATTRAVERSO L'ORDINARIO
La civile imprenditorialità di Adriano Olivetti
Ferrero: condividere valori per creare valore

Bibliografia
Sitografia

ORFEI Riccardo

I MOOC come elemento di scompiglionel panorama della formazione

Martedì 22 Marzo 2016


L'inarrestabile diffusione delle tecnologie digitali, dopo aver pervaso i campi del business e della finanza, sta ormai invadendo anche gli spazi dell'educazione e della formazione, superando gli schemi classici della domanda/offerta e delle lezioni frontali e anche di quelle “a distanza”.
Partendo dagli strumenti resi disponibili dalle piattaforme di distance learning, molte istituzioni educative, prima timidamente, ora sempre più frequentemente, propongono corsi di ogni argomento e complessità a studenti di tutto il mondo con la formula dei MOOC (Massive Online Open Course).
Questa formula generalmente permette l'iscrizione e la partecipazione ai corsi di chiunque voglia approfondire lo studio di una materia, o anche di un unico argomento di studio, quasi sempre senza alcuna forma di propedeuticità o di vincolo.
In alcuni casi, istituzioni “classiche” come le università o i centri di formazione superiore offrono, alla fine di questi corsi, la possibilità di acquisire crediti universitari o titoli di partecipazione che gli studenti possono o meno sottoporre ai processi di riconoscimento dei crediti maturati al di fuori dei contesti didattici formali.


INDICE
Introduzione - Organizzazione e struttura del lavoro

Prima Parte
Origine del termine e suo significato
Due tipi di MOOC
Che qualità offrono i MOOC?
Che cosa “sconvolgono” i MOOC?
Il modello di business
Il modello valutativo
Sull'apertura dei MOOC

Seconda Parte
L'esperienza del MOOC
La ricerca e la scelta del corso
La Open University
Come si accede ai corsi
Il corso di Digital Storytelling
Come è organizzato e strutturato il MOOC
Prima Settimana: si comincia
Seconda settimana: entriamo nel vivo
Terza settimana: etica ed estetica
Apprendimenti “indiretti”
Quarta e ultima settimana
Verso la conclusione del corso

Conclusioni
Sulla partecipazione
Sulla soddisfazione delle aspettative

Bibliografia
Sitografia

CORONA Andrea

“Massive Open Online Courses” la nuova frontiera della formazione a distanza. Analisi ed esplorazione della risposta accademica alla formazione di massa in rete

Martedì 22 Marzo 2016


Di fronte all’esponenziale crescita del Web e degli strumenti di formazione online nei decenni fra il concludersi del novecento e gli inizi nel nuovo millennio in una società che sempre più avvalora la conoscenza come risorsa fondamentale e non trascurabile dell’individuo; i Massive open online courses si delineano come un’importante risposta
accademica alla sempre più evidente sete di conoscenza che, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, non è più limitata ad una concezione primaria ma si eleva ad una vera e propria necessità di Higher Education.
Cosi nel passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0 forte di nuovi elementi per la valorizzazione dell’utente ci si è trovati a portare l’individuo al centro del suo percorso di interazione con il sistema, non è più l’accesso alla conoscenza che viene rafforzato dalla rete, ma è la condivisione della conoscenza nella sua valorizzazione di un sistema che, non più vincolato
da un flusso unidirezionale, va disegnando un percorso reticolare con l’intento di valorizzare gli user.
Con il loro carattere massivo i MOOC catturano quindi le necessità dei nuovi users di muoversi in un ambiente denso di confronto e lo convogliano in corsi di formazione tenuti da docenti internazionali con la collaborazione delle Top University del mondo in grado di garantire materiale e documentazione certificata di qualità.
Cosi nascono Coursera e EdX titani fra le piattaforme MOOC
statunitense, ed interessanti progetti tra cui EMMA per l’orizzonte Europeo. La presentazione del cMOOC RUIAP e l’intervista a Riccardo Orfei, user del MOOC, permette di interfacciarsi con chi si fa pioniere nell’attraversare questa nuova frontiera.


INDICE

Introduzione
Parte Prima - Il mutamento del contesto formativo

Capitolo Primo - Nuove dinamiche nel contesto dell'apprendimento degli adulti
1.1 Nuovo quadro delle Competenze nella Società della Conoscenza
1.2 Lifelong Learning e Sviluppo del Capitale Umano
1.2.1 I nuovi caratteri dell’apprendimento in ottica Lifelong
1.2.2 Apprendimento permanente e politiche Europee
1.3 Lo sviluppo delle ICT nella Società della Conoscenza
1.3.1 Criticità nel sistema ICT: digital divide e digital overload

Capitolo Secondo - I precursori: dalla FaD all'E-Learning ed oltre
2.1 Sistema FaD, una panoramica del passato
2.2 Evoluzione del Web nel passaggio a 2.0
2.2.1 Web 2.0 e Keyword
2.3 Nuovo paradigma nella formazione digitale: E – Learning
2.3.1 l’Evoluzione della formazione E-Learning e Modelli di
Riferimento
2.3.2 E-Learning 2.0
2.3.3 Learning Object

Parte Seconda - L'avvento dei MOOC

Capitolo Primo - Nascita dei MooC
1.1 Caratteristiche generali dei MOOC
1.2 L’evoluzione dei MOOC
1.3 Vantaggi e Criticità dell’universo MOOC
1.3.1 Biblioteche accademiche e MOOC

Capitolo Secondo - Le prime sperimentazioni nel panorama Extraeuropeo ed Europeo
2.1Panorama Extraeuropeo: Coursera, EdX
2.2 Panorama Europeo: le diverse sperimentazioni

Capitolo Terzo - Analisi del Caso “Ruiap”, Mooc dell'Università degli studi di Ferrara
3.1 Descrizione Mooc “Ruiap”
3.2 Intervista a Riccardo Orfei, user del cMOOC Ruiap
Considerazione conclusive

Appendice

Bibliografia
Sitografia

Ringraziamenti

GENTILE Eleonora

Il bilancio delle competenze: strumento di valutazione delle performance e valorizzazione delle risorse umane

Martedì 22 Marzo 2016


Il bilancio di competenze è divenuto già da alcuni anni, in Italia oggetto di particolare interesse e popolarità tra coloro che si occupano d’orientamento e formazione, interessati ad allargare il proprio bagaglio concettuale ed operativo con metodologie maggiormente in linea con la necessità di formazione continua, orientamento e ri-orientamento presenti attualmente nel panorama europeo. Tale metodologia si configura quale strumento per accompagnare la persona nella ricognizione delle proprie esperienze e nell’autovalutazione delle proprie risorse e competenze al fine dell’elaborazione di un progetto professionale e/o formativo.
Il bilancio delle competenze rappresenta nell’attuale società della conoscenza la sfida della competitività si gioca essenzialmente sulla capacità delle imprese di adeguarsi in termini di gestione delle risorse, di organizzazione e sviluppo delle competenze alla continua evoluzione e mutevolezza del contesto socio-economico in cui si trovano ad operare. Per rispondere positivamente agli stimoli che l’ambiente esterno provoca, le imprese devono essere sempre più caratterizzate dalla flessibilità e da un’adeguata gestione delle risorse umane. Le persone al tempo stesso, devono sempre più imparare a confrontarsi con sfondi sociali che cambiano rapidamente e in cui si sovrappongono velocemente ed in modo non sempre decifrabile, i tempi del lavoro e del non lavoro. Sempre più spesso, infatti, lo svolgimento d’attività complesse richiede in via preliminare ai lavoratori, capacità e rapidità nell’analizzare i problemi, prendere decisioni, proporre soluzioni e delineare percorsi, in un sistema nel quale è sempre più difficile osservare e misurare i risultati. Mentre sfuma la definizione del “cosa fare”, diventa “sempre più importante ciò che le persone sanno fare” , con la conseguenza che le risorse personali e le competenze diventano cruciali per il vantaggio competitivo dell’impresa.
Diventa fondamentale, allora, coniugare lo sviluppo continuo dell’impresa e la crescita delle risorse umane coinvolte, attraverso politiche e strumenti volti alla loro valorizzazione, come l’analisi delle competenze, del potenziale e lo sviluppo di piani di formazione e d’orientamento. In questa ottica, l’identificazione di quelle competenze distintive, organizzative e personali, che possono “fare la differenza”, quali la flessibilità, l’apprendere ad apprendere ed il saper comunicare, assume un particolare rilievo.
Nel primo capitolo si focalizza l’attenzione sul concetto di competenza, i diversi approcci nelle diverse discipline, le matrici culturali di riferimento e l’evoluzione teorica dei modelli di competenza, in particolare il primo ad occuparsene, in modo sistematico, fu David McClelland negli anni Sessanta. Successivamente Spencer e Spencer definiscono la competenza come: “una caratteristica intrinseca individuale che è casualmente collegata ad una performance efficace/superiore in una mansione o in una situazione e che è misurata sulla base di un criterio prestabilito”. Oggi, dopo circa venticinque anni di studi, è possibile ritrovare molte definizioni di competenze tratte sia dalla letteratura specializzata sia dalle numerose esperienze organizzative. Tra queste possiamo ricordare quella fornita da Bandura secondo il quale: “competenza implica una capacità in cui abilità cognitive, sociali e comportamentali devono essere organizzate ed effettivamente orchestrate al servizio di innumerevoli obiettivi; la competenza non è, pertanto, una caratteristica stabile che una persona può avere o non avere nel proprio repertorio comportamentale ma è una costruzione sociale, è un concetto dinamico che sottende la capacità della persona di saper leggere l’ambiente in cui agisce e mettere conseguentemente in atto comportamenti di successo”.
Nel secondo Capitolo Nuovi scenari della formazione nella Società della Conoscenza, oltre a definire lo scenario di riferimento nel quale siamo collocati, viene descritto l’apprendimento organizzativo e, di conseguenza l’organizzazione che apprende.
Le organizzazioni che apprendono, al fine di innalzare la propria competitività, devono incentrare le loro politiche di sviluppo sul capitale umano ed intellettuale.
In questa prima parte della tesi, infatti, oltre a delineare in che modo cambiano i rapporti all’interno di un’organizzazione che apprende, viene posta l’attenzione ai processi di formazione e sviluppo delle risorse umane. Esse sono leve strategiche delle imprese nella Società della Conoscenza. Questo perché, se in un’organizzazione apprendono i singoli, apprende tutta l’organizzazione e accresce il patrimonio conoscitivo aziendale.
Nel terzo capitolo si analizza la situazione italiana nel contesto europeo,riguardo i temi dell’istruzione e della formazione continua, utilizzando alcuni dati Istat. Segue un’attenta analisi rispetto ai processi di delocalizzazione produttiva, i quali implicano un aumento del tasso disoccupazione e la perdita del lavoro da parte di molte persone. Si analizza l’impatto positivo della learning society, attraverso alcune dichiarazioni di Stiglitz e gli obiettivi strategici dell’Unione a proposito della knowledge-based economy. Infine si analizza l’approccio delle capabilities, grazie al quale l’azienda riesce a rispondere efficacemente ai vari tipi di mutamento ambientale, mantenendo il proprio vantaggio competitivo nel tempo.
Nel quarto capitolo della tesi, analizza la tecnica del Bilancio delle competenze: uno strumento per scoprire le attitudini, le capacità e le competenze inespresse del soggetto, nei contesti aziendali e anche in enti che si occupano di orientamento e formazione/valorizzazione dei soggetti. L’azienda tramite il bilancio delle competenze è in grado di connettere, in modo più efficace, il proprio sviluppo organizzativo con lo sviluppo umano dei soggetti che operano al suo interno. Ampia attenzione è data al soggetto, il quale diventa protagonista consapevole del processo di bilancio delle proprie esperienze. Questo tipo di percorso risulta essere utile sia in fase di orientamento/riorientamento al lavoro, sia nel corso della vita professionale e sia all’interno delle organizzazioni stesse. In particolare vengono descritti due progetti per l’applicazione del modello del Bilancio delle Competenze in Italia, prima di avviare una riflessione sulla messa a sistema del Bilancio delle competenze nel nostro Paese, inteso come diritto dei lavoratori, si sono analizzati alcuni dei più importanti progetti, attivati in Italia, per l’orientamento o il re-inserimento dei lavoratori stessi: il progetto PERSeO ed il progetto di orientamento professionale in programma di sviluppo locale. Tale analisi vuole mettere in evidenze i punti forti di queste sperimentazioni affinché esse non restino solo buone prassi ma possano costituire l’avvio della messa a sistema del Bilancio delle competenze nel nostro paese.
Nell’ultimo capitolo l’attenzione è proiettata verso la società Buongiorno. Fondata nel 1999, Buongiorno è una multinazionale leader a livello globale nell’ecosistema del mobile commerce per lo sviluppo e la gestione di applicazioni e servizi che offrono agli utenti la miglior forma di intrattenimento via mobile e tablet.
Grazie a oltre 10 anni di leasership, un team di 600 profesionisti in oltre 20 paesi e connessioni dirette con oltre 130 operatori telefonici, Buongiorno facilita la fruizione di apps e contenuti di mobilità, distruibuendo a livello internazionale web apps quali Gamifive, MuchGossip, FingerBooks, Winga e Play.me, nonchè la soluzione di mobile payment Cashlog. Nel luglio 2012 si è conclusa una grande operazione finanziaria con l’acquisto di una Azienda tutta Italiana da parte del colosso Giapponense NTT DOCOMO, leader a livello globale per i servizi integrati rivolti alla mobilità.
Lo “sviluppo come costante di gestione” rappresenta, per questa società, il proprio principio cardine. La compagnia considera le risorse umane quale elemento fondamentale per il successo aziendale e fattore determinante per garantire costantemente innovazione e sviluppo. Il coinvolgimento del personale ha sempre rappresentato il punto di forza nel coinvolgimento degli obiettivi aziendali. Nello specifico, in questo capitolo si sono individuate dieci capacità distintive generali e tre capacità manageriali che caratterizzano l’azienda e il suo modo di essere e due capacità funzionali per la Direzione centrale delle Risorse umane che sottolineano alcuni aspetti particolarmente importanti per un’efficace interpetrazione del ruolo nell’ambito della funzione di appartenenza.
Successivamente, per ciascuna capacità si è fornita una definizione sintetica in modo da renderla chiara e univoca e si sono indicati cinque livelli di sviluppo. Dopo aver delineato le skill map si analizza il processo valutativo della compagnia Buongiorno e gli attori coinvolti attraverso una piattaforma tecnologica informatica la quale rappresenta un valido ausilio per la valutazione e valorizzazione delle risorse in essa operanti.


INDICE

Introduzione

CAPITOLO 1 - LE COMPETENZE: APPROCCI E MODELLI
1.1 Il concetto di competenza
1.2 Alcune definizioni di competenza
1.3 Matrici culturali di riferimento del concetto di competenza
1.4 Approcci alla competenza
1.4.1 L’approccio individuale e i modelli di McClelland e Spencer
1.4.2 L’approccio razionale
1.4.3 L’approccio cognitivista
1.5 Altri approcci alla competenza
1.6 Il Modello ISFOL
1.6.1 Le competenze trasversali
1.7 Caratteristiche, fattori e classificazioni
1.7.1 Livello e soglia di competenze
1.8 Competenza, capacità, abilità e padronanza
1.9 Conoscenza e apprendimento

CAPITOLO 2 - Nuovi scenari della formazione nella Società della conoscenza: Dalla strategia di Lisbona a Europa 2020
2.1 Società della conoscenza, capitale umano ed apprendimento permanente
2.2 Dai messaggi chiave allo spazio europeo dell’apprendimento permanente
2.3 Gli obiettivi di Lisbona
2.4 Il processo di Copenaghen per l’istruzione e formazione professionale
2.5 Gli strumenti della dichiarazione di Copenaghen
2.6 Il programma Lifelong learning e le azioni per la mobilità
2.7 Verso Europa 2020
2.8 Il quadro strategico per la rinnovata cooperazione europea in campo formativo per il prossimo decennio

CAPITOLO 3 - Rispondere ai cambiamenti ambientali: le capabilities in azienda
3.1 L’importanza dell’apprendimento e dello sviluppo del capitale umano
3.2 La situazione italiana ed europea
3.3 L’Italia tra delocalizzazione e disoccupazione
3.4 L’impatto positivo di una learning society
3.5 Che cos’è la knowledge based economy?
3.6 La conoscenza in azienda
3.7 La creazione di valore e del competitive advantage
3.8 Gestire il cambiamento ambientale
3.9 Processi di apprendimento e innovazione
3.10 Le capabilities nel coordinamento organizzativo
3.11 Dynamic capabilities e ad hoc problem solving

CAPITOLO 4 - 4. Il bilancio di competenze: scoprire il potenziale inespresso
4.1 Una leva strategica per le imprese e per il soggetto: le origini del bilancio di competenze
4.2 Un nuovo strumento di orientamento e valutazione
4.3 La metafora dell’iceberg e l’approccio integrato delle competenze
4.4 L’utilità del bilancio delle competenze nelle imprese
4.5 Le variabili e gli strumenti di misurazione
4.5.1 Definizione degli strumenti standard
4.6 Le fasi del bilancio
4.7 La fase esplorativa: l’uso dei test e del Big Five questionare
4.8 Gli strumenti online gratuiti: i modelli Bi.dicomp
4.9 Il bilancio di competenze e orientamento professionale in un programma di sviluppo locale: il progetto “Piano integrato e articolato all’orientamento”
4.9.1 Finalità scopi obiettivi
4.9.2 Scelte metodologiche
4.9.3 Il percorso di bilancio
4.10 Il Progetto PERSeO: il bilancio di competenze per l’occupabilità nel Lazio
4.10.1 Obiettivi, destinatari e articolazione del Progetto
4.10.2 Articolazione dei percorsi di bilancio, aspetti metodologici e strumenti.
4.11 La rilevazione delle competenze trasversali
4.12 Le opportunità di bilancio per i manager

CAPITOLO 5 - Case history: La compagnia Buongiorno
5.1 Profilo della compagnia
5.2 Performance manager overview
5.2.1. Processo ed attori
5.2.2 Social collaboration
5.3 Strumenti per l’analisi dei risultati
5.4 Development center
5.4.1 Funzione del Development center
5.5 Sicurezza dei dati

Conclusioni finali

Bibliografia
Sitografia

MICHELI Giorgia

Formazione multimediale e comunità di pratica: un’analisi empirica sugli apprendimenti in un corso post-laurea

Martedì 22 Marzo 2016


L’oggetto di analisi del presente studio è la riflessione sull’apprendimento permanente degli adulti e il ruolo delle comunità di pratica, nella dimensione della formazione multimediale. Il lavoro di ricerca analizza in primis i concetti cardini della formazione permanente, come:
a) L’apprendimento, che riflette le dimensioni formali, non formali e informali; le principali argomentazioni europee e gli obiettivi focalizzati per sviluppare, per ogni Stato membro, le risorse umane per l’istruzione, l’occupazione e la riflessione sul concetto di lifelong learning;
b) Il concetto di comunità di pratica, le sue caratteristiche e le sue particolarità, sia per i casi aziendali che personali e viene analizzato il prestigioso ruolo del tutor;
c) L’influente presenza della tecnologia nelle tre dimensioni dell’apprendimento.
La tesi si focalizza sulla descrizione dei risultati della ricerca, forniti dagli studenti della facoltà di Scienze della Formazione e dai corsisti del Master HR-Specialist della Prof.ssa Giuditta Alessandrini. Quest’ultimi sono stati scelti per rispondere agli Item inseriti negli strumenti costruiti appositamente per questo lavoro: i questionari quantitativi.
I questionari sono stati suddivisi in quattro sezioni: anagrafica, dell’autoefficacia, della motivazione e della tecnologia. Grazie ai questionari i soggetti scelti hanno potuto riflettere su azioni e reazioni importanti e costanti che scaturiscono in momenti differenti dell’apprendimento. I risultati della ricerca hanno rilevato dati molti interessanti.
Questo lavoro ha lo scopo di trasmettere l’importanza dell’apprendimento permanente negli adulti e il ruolo imponente del web e degli strumenti digitali nella formazione di questi.


INDICE

Introduzione

PRIMA PARTE

1 L’ importanza di apprendere: le nuove architetture dell’apprendimento formale, non formale e informale
1 Premessa
1.1 I possibili significati dell’apprendimento
1.2 Le teorie dell’apprendimento
1.3 Le tipologie dell’apprendimento
1.4 Il dibattito sull’apprendimento in ambito europeo
1.5 Le dimensioni dell’apprendimento: formale, non formale e informale
1.6 l’apprendimento per la vita: Lifelong learning

2 Comunità di pratica: l’importanza di fare gruppo nell’apprendimento
dell’adulto
2 Premessa
2.1 Il costrutto delle comunità di pratica
2.2 La valenza dell’identità nelle comunità di pratica
2.3 Un esempio di comunità di pratica nella vita: gli scout
2.4 Comunità di pratica e comunità di apprendimento
2.5 Il successo delle comunità di pratica nelle grandi aziende
2.6 Il ruolo del tutor nelle comunità di pratica

3 L’ E-learning nella società della conoscenza
3 Premessa
3.1 La nuova identità della conoscenza
3.2 Un nuovo metodo per la pratica formativa: E-learning e Blended learning
3.3 La didattica in ambito digitale
3.4 La didattica digitale in ambito universitario
3.5 La società della conoscenza nell’era di internet

Conclusione prima parte

SECONDA PARTE

4 Apprendere all’università: riflessioni ai margini di un lavoro di ricerca in un corso post-laurea
4 Premessa
4.1 Il contesto: l’università
4.2 Il contesto: il master
4.3 Il progetto della ricerca e il suo obiettivo

5 Ipotesi del lavoro e posizione del problema
5 Premessa
5.1 Metodologia della ricerca
5.2 Gli strumenti di indagine
5.3 I risultati (analisi e trattamento dei dati)

Riflessioni
Allegati

Bibliografia
Sitografia

SEBASTIANI Francesca

E- learning, la tecnologia per diffondere la formazione.
Dalle piattaforme collaborative fino all’approvazione del disegno di legge sulla “Buona Scuola”

Martedì 22 Marzo 2016


La tesi di cui si discute ha ad oggetto l' E-learning, l’impiego delle tecnologie per diffondere la formazione.
Tale lavoro ha avuto come scopo quello di individuare le nuove metodologie di apprendimento, facendo notare come i metodi tradizionali vengono ormai superati.
Nella società odierna infatti, si può ben notare come la formazione non è fine a se stessa ma si tratta di una formazione continua, soprattutto sui luoghi di lavoro, e tutto ciò ha portato a nuove pratiche formative e a nuovi modelli di organizzazione.
Il mondo moderno è caratterizzato da uno sviluppo tecnologico che ha portato dei cambiamenti e continua tuttora a modificare il modo di fare formazione e di apprendere le nuove conoscenze.
Pertanto l'intento di chi scrive è stato quello di rappresentare il nuovo metodo di apprendimento attraverso la rete internet e tutte le forme di miglioramento e facilitazione dell'apprendimento a distanza che apporta una serie di benefici sia a chi insegna che a coloro che apprendono.
Pertanto si è cercato di spiegare concretamente, come avviene l'apprendimento in rete e le complementari competenze digitali necessarie per rendere possibile un apprendimento efficace, ma anche come quest’ultimo è potenziato e arricchito dalle comunità che si vengono a creare in rete e come queste possono rappresentare un importate risorsa per l’apprendente.
Nell'ultima parte si è cercato di individuare e descrivere i contesti d’applicazione, in cui si sviluppa l' e-learning, nello specifico nelle scuole, nelle aziende e nelle università.
Appare chiaro che pur trattandosi della medesima metodologia, nei diversi contesti viene applicata in modo diversificato. Nella parte finale di questo lavoro di tesi si è dato spazio a quelli che oggi rappresentano l’ultima forma di e-learnng i MOOC ma anche alle novità introdotte dalla nuova
legge di riforma della scuola, la c.d. “Buona Scuola” e all'importanza della digitalizzazione.


INDICE

Introduzione

Apprendimento permanente, processi organizzativi e pratiche formative
1. L’e-learning: definizione e caratteristiche
1.1 Aspetti dell’ E-learning
1.2 Fasi di progettazione
1.3 Tecnologie per l’e-learning

2. L’ambiente d’apprendimento
2.1 Come avviene l’apprendimento in rete
2.2 Le competenze digitali
2.3 Le comunità di pratica virtuali

3. E-learning e contesti di applicazione: azienda, università e scuola
3.1 L’azienda
3.2 L’università
3.2.1 Open-learning: MOOC
3.3 La scuola
3.3.1 Cosa prevede il disegno di legge “ La Buona Scuola”
3.3.2 I punti chiave
3.3.3 La digitalizzazione della scuola

4. Conclusioni
5. Bibliografia

COPPOLA Umberta

Strategie di diversity management per l'inserimento del disabile in azienda

Martedì 22 Marzo 2016


Attraverso questa tesi ho voluto denunciare la reale condizione occupazionale e lavorativa delle persone con disabilità.
La scelta di voler approfondire il tema del Diversity Management proprio in relazione alla disabilità è scaturita dal desiderio di voler mettere in evidenza come oggi, nonostante la legge italiana abbia subito delle trasformazioni importanti, culminate nella promulgazione della Legge 68/99 denominata "Norme per il diritto al lavoro dei disabili" e si sia impegnata nella promozione di programmi, siamo ancora lontani dalla realizzazione concreta dell'integrazione nella realtà organizzativa e culturale delle aziende.
L'elaborato è stato svolto nel seguente modo:
Nel primo capitolo viene spiegato che cosa sia il Diversity Management, quali sono stati gli eventi socio-economici determinanti per la sua nascita e quale sia stata la sua evoluzione storica.
Nel secondo capitolo la trattazione procede con l'approfondimento delle buone politiche per l'integrazione analizzando sia la normativa, nazionale e italiana, in modo tale da poter avere un quadro più completo delle modalita di applicazione di essa, sia il contesto organizzativo, citando alcune aziende che si sono impegnate nell'attuazione di buone politiche per l'integrazione.
Infine ho analizzato il binomio lavoro-disabilità secondo il modello delle capacità, secondo il quale, mediante lo sviluppo delle capacità lavorative, le persone potrebbero emanciparsi e vivere una vita degna di essere vissuta.
E' quindi necessario sviluppare e realizzare progetti sia a livello globale che a livello locale per ridefinire la concezione politica della persona che, come afferma Martha Noussbaum, tutti hanno una dignità anche le persone con disabilità, per creare una realtà degna di essere vissuta.
Le aziende, dal loro canto, hanno il dovere di occuparsi della disabilità e di conseguenza si necessita un cambio di gestione delle risorse umane. E' necessario adottare strategie di Diversity Management per operare quel cambio culturale necessario per favorire l'integrazione di quei lavoratori unici nella loro individualità, mentre le aziende operano una sorta di cura educativa sul lavoro e nel lavoro.


INDICE

Abstract
Introduzione
Una storia sulla diversità: l’Elefante e la Giraffa

Primo Capitolo - Diversity Management: definizioni ed approcci in letteratura
1.1 Nascita ed evoluzione del Diversity Management
1.2 Introduzione della filosofia del Diversity Management nella gestione dell’organizzazione
1.3 Importanza della persona e del capitale umano

Secondo Capitolo - Disabilità al lavoro
2.1. Evoluzione legislativa sull’invalidità in Italia
2.2 Tutela internazionale e nazionale delle persone disabili
2.3. Politiche di inclusione delle persone disabili dal punto di vista normativo
2.3.1 Tutela giudiziaria per le discriminazioni delle persone disabili
2.3.2 Il diritto al lavoro: servizi per l'impiego per migliorare la scelta lavorativa
2.3.3 Inserimento mirato
2.3.4 Orientamento e formazione professionale
2.4 Politiche di inclusione delle persone disabili da un punto di vista organizzativo
2.4.1 Il ruolo delle risorse umane
2.4.2 Il pregiudizio sulla bassa produttività
2.4.3 Buone pratiche inclusive

Terzo Capitolo
Per una cultura dell'integrazione
3.1 Cura educativa
3.2 Capabilities approach
Conclusioni

Bibliografia e Sitografia